Portella della ginestra: prima strage di mafia/stato
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Portella della ginestra: prima strage di mafia/stato

Esattamente il primo maggio di 70 anni fa la festa dei lavoratori si macchiò di sangue.

Siamo in Sicilia vicino a Palermo e i contadini della zona con le relative famiglie, insieme ai rappresentanti sindacali, scelsero di celebrare la festività in una vallata della piana degli albanesi quando, improvvisamente, qualcuno incominciò a sparare sulla folla.
Morirono undici persone e vi furono numerosi feriti.

La matrice fu chiara fin da subito: qualcuno voleva intimidire quei contadini.

Nella Sicilia dell’epoca persisteva ancora un’agricoltura di tipo latifondista, dove i grandi proprietari terrieri affidavano la coltura dei campi ai “Gabellieri” in cambio di denaro. Questi ultimi facevano parte di organizzazioni mafiose che sfruttavano il lavoro dei contadini. Con l’avvento della Repubblica Italiana i contadini erano fiduciosi nei progetti di ridistribuzione terriera che si stavano delineando, così da non essere più obbligati a sottostare ai gabellieri. Ovviamente tutto ciò minacciava gli interessi delle organizzazioni mafiose, che guadagnavano da questo sistema di sfruttamento agricolo.

In quell’occasione si festeggiavano, inoltre, i successi ottenuti dai partiti di sinistra nelle precedenti elezioni regionali che rendevano più solide le possibilità di una riforma agraria.

Questo avvenimento spinse le organizzazioni mafiose ad agire usando la paura, le intimidazioni e le stragi, incaricando la banda di Salvatore Giuliano.

Ci troviamo di fronte ad organizzazioni mafiose ancora “primitive”, più legate alla realtà contadina che ai grandi traffici (trasformazione completa che avvenne negli anni successivi).

Oggi, questa strage, grazie alla declassificazione di alcuni documenti dei servizi segreti, viene inquadrata più generalmente come parte della strategia della tensione, ovvero come un tentativo di stroncare una possibile svolta a sinistra della Sicilia. Secondo il Presidente del Senato Pietro Grasso: “Portella fu essenzialmente una strage politica. La prima strage di civili della storia repubblicana” .

In effetti, questo fu il primo episodio di una lunga serie di intimidazioni e omicidi che vide come vittime responsabili sindacali ed esponenti politici di sinistra, che si perpetrarono negli anni; sempre secondo Grasso: “Dietro il massacro vi furono forze sociali politiche e mafiose che spingevano per la conservazione di un certo ordine socio- politico, che è quello dove la mafia affonda le sue origini” e “non si può negare un intreccio tra banditismo, mafia e interessi nazionali e internazionali di natura politica e geopolitica”.

Quindi Giuliano non agì solo per volontà mafiosa?

Oggi sul luogo del massacro troviamo il monumento ai caduti: un’opera di land art che consiste in un lungo muro che indica la direzione degli spari e intorno delle rocce in corrispondenza di dove si trovavano le vittime, con incise frasi in ricordo di esse.

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