Il palazzo mentale
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Il palazzo mentale

Oltre la serie TV, cos’è realmente la tecnica dei loci

Per costruire un palazzo mentale, studiando ingegneria o architettura, di certo non abbiamo bisogno di calcoli o disegni e credo che Arthur Conan Doyle sprizzerà di gioia nella tomba a sapere che il suo famoso detective è risorto in una serie tv britannica contemporanea, “Sherlock”. L’hai mai vista? L’investigatore Sherlock Holmes, aiutato dal suo assistente John Watson, indaga su omicidi e casi importanti per la sicurezza dell’Inghilterra utilizzando iPhone e MacBook, ma nel suo essere sociopatico iperattivo è nascosto il genio. In pochi secondi analizza persone e luoghi nei loro segni particolari che agli occhi dei suoi colleghi sfuggono sempre. “E’ così rilassante non essere me?” dice Sherlock, quando nessuno capisce le sue intuizioni. Fondamentalmente Sherlock utilizza il palazzo mentale per risolvere i suoi casi, poiché tutte le nozioni di tutti i settori che gli occorrono per la soluzione sono nella sua mente.

Nelle puntate si può osservare che ordina a tutti di rimanere in silenzio o li fa uscire dalla stanza, fa chiudere le porte ed in pochi millesimi di secondo, chiudendo gli occhi, entra nel suo palazzo mentale e camminandoci dentro, cerca nel suo archivio. La tecnica dei loci (dal latino locus luogo) o anche chiamata metodo del viaggio o il palazzo della memoria, è una tecnica mnemonica che si riconduce ad un poeta greco del V sec. a. C., Simonide, poiché secondo la tradizione riconobbe, dopo un terremoto, i defunti di un banchetto in cui fu presente ricordando i posti in cui erano seduti i commensali, da qui i loci.

Tramite questa tecnica il soggetto memorizza la struttura di un edificio, oppure la distribuzione di negozi in una via o una qualsiasi zona geografica composta da un numero di loci ben definito. Durante il tentativo di ricordare un numero di elementi il soggetto si fa strada tra i luoghi e associa ad ogni elemento un locus, creando un’immagine che mette in relazione l’elemento e una caratteristica precisa del corrispondente locus. Il recupero delle informazioni si ottiene camminando tra i loci e permettendo a questi ultimi di attivare gli elementi desiderati.

In un esperimento un soggetto è addirittura riuscito a memorizzare 65.536 cifre del pi greco! Dal 1991, le menti migliori si sfidano nel World Memory Championship e partecipano sia bambini che adulti sfidandosi a memorizzare parole, carte, riviste o interi dizionari. 

Di recente invece Tony Buzan ha teorizzato le mappe mentali, forme di rappresentazioni grafiche del pensiero umano per le tecniche per prendere appunti. Con questa tecnica gli argomenti da ricordare non sono più luoghi, ma parole chiave e disegni in una chiave molto più ristretta di quantità di informazioni. Questo metodo di apprendimento è molto utilizzato in Nord Europa e viene insegnato agli studenti già nelle scuole primarie.

Lo scopo consiste nell’implementare la memoria visiva e quindi la memorizzazione di concetti e informazioni in sede di richiamo. Non sono mappe concettuali poiché si differenziano sia per la strutturazione, sia per il modello, sia per gli ambiti di utilizzo. La loro struttura ha due tipi di connessioni: gerarchiche, che collegano ciascun elemento che li precede, e associative, che collegano elementi gerarchicamente disposti in punti diversi della mappa. Ha una geometria radiale, come una ragnatela o i rami di alberi, quasi a sembrare delle sinapsi: dal centro si espande verso l’esterno, si espande con tantissime informazioni ed associazioni tra diversi argomenti. Essendo uno strumento ideato per i creativi, la particolarità essenziale di queste mappe è che la persona che utilizza questo metodo, per lo studio, per prendere appunti o per ricordare avvenimenti, nel momento in cui realizza la mappa mentale, oltre a rendere le informazioni sotto una struttura gerarchica, deve disegnare le parole chiave. Se è una parola che corrisponde a qualcosa di fisico, che l’occhio percepisce, si riesce a disegnare; se è una parola astratta, bisogna disegnare quello che la mente ricollega a quella parola, con un pizzico di fantasia e creatività ovviamente. I disegni ed i collegamenti devono essere colorati: il colore serve a stimolare il cervello e la memoria fotografica, così è più facile ricordare la mappa e l’argomento che essa racchiude.

Per memorizzarla poi esistono manuali e corsi di apprendimento e memoria in tutto il mondo che si dilungano a riguardo. Se la mappa mentale rappresenta un argomento, il palazzo mentale è l’archivio di tutte le mappe mentali che un uomo può conoscere ed apprendere ed è tutto nel suo cervello.

Quanti byte potrebbe archiviare il nostro cervello? Supponendo di dover costruire una rete neurale artificiale che rappresenti il cervello, una sinapsi può essere efficacemente simulata con un numero reale rappresentabile su 4 byte di memoria. Di conseguenza, la quantità di memoria richiesta per simulare 10^15 sinapsi è di 4x(10^15) byte, ovvero 4 milioni di Gigabyte!

Con la mole di studio che abbiamo ogni anno accademico, utilizzare un palazzo della memoria sembrerebbe la soluzione ai nostri problemi. Servirebbe soprattutto in tutta la vita: oltre per la carriera universitaria anche per la carriera lavorativa, e perché no per essere saggi in ogni settore di nostro interesse. (Pensa che Sherlock non sa che giriamo intorno al Sole perché ritiene sia superfluo saperlo).

Secondo te, al momento, quanti GB ha archiviato finora il tuo cervello?

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