L’adroterapia
Medicina

L’adroterapia

Una forma avanzata di radioterapia in evoluzione

Il rapido progresso tecnologico degli ultimi anni ha portato ad un’evoluzione di diversi settori della medicina e ha influenzato in maniera rilevante anche la radioterapia oncologica. In tal senso, il Ministero della Salute, con Legge n° 388 del 23.12.2000, ha deciso di fondare l’istituto CNAO (Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica), una struttura innovativa e tecnologicamente avanzata, per il trattamento di tumori radio resistenti o non operabili, mediante l’adroterapia. Il centro è l’unico in Italia che offre questo servizio.

Il nome viene dal fatto che tale tecnica sfrutta protoni e nuclei atomici, gli ioni, soggetti alla forza nucleare forte e pertanto detti adroni. L’adroterapia è un forma molto avanzata di radioterapia. Come quest’ultima, è basata sul fatto che, fasci di particelle veloci che attraversano un mezzo, eccitano gli elettroni degli atomi di cui questo è composto, fino a fornirgli energia sufficiente perché possano superare il gap ed abbandonare la loro orbita. Gli atomi privati dei loro elettroni prendono il nome di radicali liberi. Questi radicali all’interno di una cellula ne causano la morte. Lo scopo di entrambe le terapie è pertanto quello di generare il maggior numero di radicali all’interno delle cellule che compongono le masse tumorali, provocandone la distruzione.

Viene viene stimata la posizione della massa tumorale, così da determinare la quantità di energia necessaria al fascio per poterla raggiungere. Successivamente, grazie ad un campo magnetico, vengono estratti atomi di gas ionizzati, contenuti in due sorgenti sotto forma di plasma. Una volta prelevati, questi vengo circoscritti a formare il fascio ed indirizzati all’interno di un acceleratore a pista circolare, chiamato sincrotrone. Qui vengono portati da una velocità iniziale di 30.000 chilometri al secondo fino a quella corrispondente all’energia cinetica voluta. A questo punto, il fascio viene deviato per mezzo di grossi magneti verso l’esterno del sincrotrone, in un sistema di trasporto che termina nelle sale di trattamento in cui si trova il paziente. Qui, sempre per effetto di un campo magnetico, viene indirizzato verso la massa tumorale, con una precisione di 200 micrometri. Il passaggio da una sezione all’altra (più profonda) si ottiene aumentando l’energia del fascio. L’intero irraggiamento dura pochi minuti, mentre il fascio viene accelerato in pochi secondi.

 E’ preferita alla radioterapia tradizionale perché minimizza la distruzione dei tessuti sani e massimizza quella dei tessuti malati, qualora il tumore non sia in prossimità dell’epidermide. Infatti, la radioterapia utilizza come particelle i fotoni. La funzione secondo la quale questi rilasciano energia all’interno del corpo umano segue l’andamento di un esponenziale decrescente. Pertanto, qualora la massa tumorale si trovasse in profondità solo pochi elettroni riuscirebbero ad essere sufficientemente eccitati da permettere la creazione di radicali liberi. Inoltre, durante il tragitto, vengono colpite diverse cellule sane. L’adroterapia invece sfrutta protoni ed atomi di carbonio. Tali particelle creano un danno relativamente modesto all’inizio della penetrazione nel corpo del paziente, rilasciando la maggior parte dell’energia solo in prossimità dell’arresto della particella (fenomeno indicato come picco di Bragg). In secondo luogo, il fascio di particelle adroniche, man mano che avanza attraverso il corpo del paziente, rimane collimato, al contrario dei fotoni, che si irradiano tendendo a disperdersi in modo conico. Ciò garantisce una maggior precisione, in modo tale da poter evitare il danno a tessuti od organi situati in prossimità della massa tumorale. Infine gli ioni carbonio sono in grado di danneggiare il DNA delle cellule in più punti rispetto ai fotoni. Ciò impedisce che questo possa autoripararsi. L’adroterapia quindi permette di distruggere anche masse tumorali resistenti alla terapia tradizionale.

L’adroterapia, da sola o associata a chirurgia o chemioterapia, migliora il controllo di diverse patologie tumorali. Inoltre, la natura non invasiva del trattamento, permette una valida alternativa nel trattamento di tumori localizzati in sedi anatomiche che ne impediscono l’asportazione o resistenti alla radioterapia tradizionale. Sebbene la fondazione CNAO sia piuttosto recente per poter disporre di statistiche vere e proprie, i riscontri finora ottenuti sono positivi. Tuttavia è necessario sottolineare che non tutti i tipi di tumori possono essere curati con gli adroni. Principalmente, tale terapia risulta efficace nella cura di masse tumorali situate alla base del cranio ed in zona pelvica. Ogni paziente che, per propria iniziativa o per indicazione del medico, si reca all’istituto viene quindi valutato da un equipe di medici, che decide se effettuare o meno il trattamento. Finora, l’impiego clinico di queste particelle è stato limitato, in particolare quello degli ioni carbonio, a causa della scarsa disponibilità di tale terapia a livello mondiale. Tuttavia le iniziali esperienze cliniche ne hanno dimostrato il vantaggio terapeutico in molti casi ed i risultati a più lungo termine continuano ad essere incoraggianti.

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