Anche tu hai scelto il Salento?
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Anche tu hai scelto il Salento?

Un vademecum sullo spirito per un turista in Salento

Da bravo giovanotto cresciuto a cavallo fra gli anni ‘90 e gli anni 2000, anche io, come molti miei coetanei, mi sono spesso ritrovato, durante la mia adolescenza, a notare solo le parti peggiori del posto da cui provengo; e anche io, come molti, una volta recatomi fuori, un po’ per studiare, un po’ per cercare il mio percorso indipendente da quello che mi offriva il mio “nido”, ho imparato troppo tardi ad apprezzare e amare follemente il Salento. Tant’è che, scriveva Cesare Pavese (non proprio uno a caso), nel suo romanzo “La luna e i falò”: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.”

Alla luce di tutto ciò, spinto anche dalla ondata di turisti attratti dal Salento, mi sono deciso a scrivere una piccola “guida spirituale” su casa mia: lo scopo non è tanto dire cosa visitare e cosa no, dove andare e dove no (che da un lato è banale, dall’altro dipende fortemente da quanto tempo e quante risorse si spendono effettivamente per girare), quanto piuttosto una sorta di vademecum sullo spirito per un turista in Salento.

Il mio augurio a te, lettore, è di sentire caldamente che casa mia non è solo un’enorme discoteca a Gallipoli. Se sei stanco di prendere il sole sulle coste ioniche o adriatiche e hai deciso di fare un giro per vedere cosa c’è nell’entroterra, troverai una delle prime grandi differenze con le grandi città del nord: non esiste, in generale, il concetto di “hinterland”, i comuni sono separati fra loro da chilometri e chilometri di campagne; quello che probabilmente non sai di queste campagne, è che sono mantenute con il DURISSIMO lavoro di persone che ci mettono il cuore, il sudore, e vendono i propri raccolti a prezzi che, a confronto con quelli che si trovano al nord, sono a dir poco irrisori.

Quindi fatti un favore e premia il loro lavoro comprando prodotti locali, non te ne pentirai. Anche perché, in tutta franchezza, per comprare roba da supermercati e multinazionali, hai tutto l’anno! La coltivazione si estende un po’ a tutto: fiori, ortaggi, frutta, verdura. Tutta roba che, di certo, male all’organismo non fa. Se, invece, sei deciso a rimanere tutta la giornata sul litorale (o, giustamente, non vuoi andare avanti a frutta, verdura e ortaggi)…ti va bene comunque! Tantissimi ristoranti ottimi a prezzi abbordabili, a base di pesce freschissimo (anche questo, pescato da lavoratori la cui giornata tipo mi ha fatto rabbrividire al solo ascoltarla). Sicuramente nessuno può costringerti a seguire il mio consiglio; tuttavia, tieni a mente che se lo fai, tu stai mangiando cibi sani e loro stanno vedendo ripagato il proprio lavoro. Vinciamo tutti!

Senza addentrarmi troppo in tutta la parte “appetitosa”, mi sento di consigliare vivamente solo un “salato” (il rustico, si trova pressoché in tutte le rosticcerie), un dolce (il pasticciotto, nelle pasticcerie, nei forni, in alcuni bar e in alcune gelaterie) e, soprattutto, ciò che tutti i giorni mi allieta il risveglio: il caffè Quarta. Quest’ultimo puoi anche portarlo con te quando vai via, costa tanto quanto lo pagheresti al nord, ma è qualchevolta-mila più buono! Un capitolo a parte lo merita uno dei patrimoni culturali più belli che abbiamo: il dialetto. Per molti è sinonimo di “cafonaggine”, per molti, moltissimi altri è il modo più naturale di esprimersi; perciò non preoccuparti di suonare in qualche modo stupido, perché vederti fare lo sforzo di imparare qualche parola in dialetto è, e sempre sarà, motivo di orgoglio, e in molti casi crea un clima molto più amichevole di quello che penseresti. Spesso ti capiterà di sentire espressioni come “no mi sta coddhra” (“non mi sta andando”), o di sentirti chiamare “cumparema”, o di sentire la gente riferirsi ai genitori come “mama e sirma”, o ancora di sentire “ai” come espressione di assenso per qualcosa che hai appena detto.

Non conto chiaramente di insegnare un’altra lingua in un articolo, spero comunque sia passato il concetto. Devi anche sapere che in alcune zone (note come “Grecìa Salentina”) si parla un dialetto particolare, detto griko, molto vicino al greco; il che’, inutile a dirsi, potrebbe anche rivelarsi utile se mai volessi anche andare in Grecia; in tal senso, degna di essere ascoltata è la ballata Kalinifta, una pizzica molto popolare e apprezzata anche fuori dalla Grecìa.

In Salento forse non troverai sempre gente acculturata o gente dalle maniere “inglesi”; troverai gente di cuore, che fa il possibile per aiutare dove può. Troverai gente calda, troverai un ambiente che difficilmente diventa talmente formale da far percepire un distacco. Gente che in cambio non chiede nulla, se non una piccola ricompensa degli sforzi che fa tutto l’anno perché tu, visitatore, possa trovare preservato lo spettacolo che ti si para davanti agli occhi quando visiti per una settimana. Se, però, il tuo obiettivo è andare lido per lido fino alle discoteche…che dire, libertà assoluta di farlo; ma sappi che non sei venuto a visitare il Salento.

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