Città. Tra centro e periferia
Architettura

Città. Tra centro e periferia

La bellezza del centro città verso la periferia

L’Italia è un paese straordinario. Le sue città sono ricche di storia e cultura millenaria. Cresciute esponenzialmente nel corso dell’ultimo secolo. Oggi, passeggiando nei centri storici,che sono l’emblema del nostro patrimonio e percorrendo più in là le vie strette e lastricate raggiungiamo strade ampie ed asfaltate. Ecco che edifici sempre più alti e moderni delineano il paesaggio urbano delle periferie. Questi sono i luoghi che Renzo Piano definisce “città del futuro“.

Qui si concentra il novanta per cento della popolazione e quindi il cuore pulsante delle città. Servono idee nuove per il futuro delle periferie. Pensieri che si trasformino in azioni attraverso la partecipazione di tutti i cittadini. C’è realmente bisogno che la bellezza che si respira e si ammira tra i vicoli del centro, nelle piazze e dentro le chiese antichissime, sia portata ai margini delle città. Spesso, anziché respirare arte e cultura si inalano i gas pesanti delle automobili incolonnate lungo le strade. Come si può migliorare la vivibilità delle periferie? C’è bisogno di tutti: della partecipazione di cittadini e amministratori, degli architetti, che ricuciscano il filo spezzato tra centro e periferia, al fine di evitare isole urbane marginali. Senza teatri, cinema e mezzi di trasporto pubblico.

Le forme di rigenerazione urbana sono un valido tentativo di riattivare le periferie e gli spazi pubblici abbandonati. Sono noti gli esempi dei giardini condivisi, che proliferano nelle città europee e iniziano ad affacciarsi in quelle italiane. I Giardin Partajè nascono a Parigi, a seguito di manifestazioni spontanee di gruppi di cittadini che iniziano a coltivare aree urbane dismesse. L’azione popolare è una forma di lotta al degrado dei quartieri. I benefici sono evidenti: condivisione, partecipazione e inclusione sociale.

Le amministrazioni pubbliche dovrebbero aderire ai progetti per evitare periferie chiuse, ghetti di reclusione sociale. Ormai, l’epoca delle grandi trasformazioni urbane in tabula rasa è conclusa. Non bisogna demolire, ma trasformare, interagire con il tessuto esistente e riqualificare gli enormi pezzi di città ex-industriali. Orti urbani, parchi autogestiti eventi di quartiere. Così, tramite l’associazionismo e la condivisione, si supera il degrado dei tanti luoghi inattivi delle nostre città. Tra i cittadini urbani nasce la consapevolezza di una crescita sostenibile. Sia ambientale che sociale.

I tempi di recessione economica fanno riflettere su quale sarà il destino del nostro paese. I centri storici delle città d’arte dovrebbero attrarre turisti da tutto il mondo. Tuttavia questi sono i luoghi occupati maggiormente da uffici, banche e musei. Ai margini delle città vive la maggioranza della popolazione, spesso dimenticata. Bisogna ravvicinare le due parti. Se la città è l’insieme dei cittadini, allora il suo futuro è nelle nostre mani.

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