La scacchiera americana
Cinema

La scacchiera americana

Sullo sfondo della guerra di secessione americana, “The Birth of a Nation” di David Wark Griffith è una pellicola che racconta, attraverso suggestive e incredibilmente realistiche immagini, la storia di due famiglie e il dilagare del razzismo e dell’intolleranza tra gli americani dell’epoca; un film che gioca come su di una scacchiera dominata dai contrapposti: bianco e nero, odio e amore, servaggio e libertà.

Dare we dream of a golden day when the bestial War shall rule no more. But instead – the gentle Prince in the Hall of Brotherly Love in the City of Peace.
Liberty and union, one and inseparable, now and forever!” [D.W. Griffith – The Birth of a Nation]

 

David Wark Griffith decise di raccontare la guerra di secessione americana attraverso le immagini; per questo è difficile descrivere a parole la pellicola The Birth of a Nation.
Il film è scomponibile in due macro-capitoli. Il primo mostra gli Stati Uniti prima del conflitto civile, come sfondo delle vicende familiari di due casate contrapposte: i nordisti Stoneman, con il politico abolizionista Austin (Ralph Lewis), ispirato al politico Thaddeus Stevens, i suoi due figli maschi e la figlia Elsie (Lillian Gish), e i sudisti Cameron, tra cui risaltano le figure delle due figlie Margaret (Miriam Cooper) e Flora (Mae Marsh) e uno dei tre figli maschi, Ben (Henry B. Walthall). Il secondo capitolo, invece, narra gli effetti della Ricostruzione.

All’epoca in cui uscì, e per parecchi anni a venire, The Brith of a Nation fu considerata una pellicola razzista, ma all’oggi una mente più moderna, liberale e aperta può considerare il film come “neutralistico e storico”, poiché rappresenta la cruda realtà dei fatti e sta allo stesso spettatore rabbrividirvi dinnanzi.
È tesi del film, difatti, che la Guerra, di qualunque tipo, è una risoluzione bestiale, nonché, nello specifico della guerra di secessione americana, la Ricostruzione che ne venne in seguito fu un disastro: non portò alla tolleranza, quanto più alla nascita di due fazioni, i bianchi e i neri, in guerra l’una con l’altra, animate dall’odio reciproco cui secoli di idiosincrasia e schiavitù avevano portato; il tutto corollato dalla raggelante giustificazione della fondazione del Ku Klux Klan, come unico e terribilmente sbagliato rimedio alle insurrezioni dei neri.

 

A parte le tematiche storiche e sociali, che fecero della pellicola motivo di controversie oggi superate, The Birth of a Nation rappresenta una vera e propria rivoluzione nella storia del cinema, poiché è da ritenersi il primo film narrativo, in cui la trama in sé è il principale interesse dello spettatore, a differenza dell’impatto visivo che, fino ad allora, era prevalso. Ciò è dovuto all’applicazione, da parte di Griffith, del montaggio analitico, finalizzato alla creazione di un nuovo e sistematico linguaggio cinematografico, integrato alla narrazione. Questa tipologia narrativa fu, in seguito, perfezionata sino a diventare il canonico linguaggio cinematografico utilizzato tutt’oggi.
Con The Birth of a Nation, inoltre, Griffith importò nella cinematografia lo schema narrativo del linguaggio ottocentesco. Non fu il primo, ma sicuramente il più influente e con la perfetta fusione tra dramma collettivo e individuale, scolpì questa sua pellicola nella storia del cinema, alla quale spettò il quarantaquattresimo posto nella classifica dei migliori cento film americani di tutti i tempi.
Un film in cui la semplice ed efficace contrapposizione tra bene e male, senza mezzi termini, divide il mondo in “bianco” e “nero”… come la partita di una vita, giocata su di una scacchiera.

 


The Birth of a Nation, D. W. Griffith, 1915

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