La Predatrice di Tombe: ritorno e rinascita
Cinema

La Predatrice di Tombe: ritorno e rinascita

Dopo 15 anni dall’ultima trasposizione cinematografica, l’intrepida avventuriera protagonista di tantissimi videogames che un po’ tutti abbiamo amato, ritorna nelle sale dominando i box office italiani nel giorno di uscita. Merita questo risultato, o è l’ennesimo tentativo fallito di basare un film su un videogame?

Derby, Regno Unito, anno 1996: la Core Design, azienda privata produttrice di videogiochi, entra a far parte del gruppo Eidos Interactive. Da questo connubio e dalla mente dello sviluppatore Toby Gard nasce una delle serie caposaldo del settore gaming, sia per la storia di sfondo della protagonista, sia per le novità tecniche introdotte nel settore videoludico: la saga di Tomb Raider. Chi, fra i giovani, può dire in onestà di non aver mai sentito parlare di Lara Croft, “quella specie di Indiana Jones” con due pistole, shorts, iconica canotta color fiordaliso, bacino stretto e seni prominenti e appuntiti?
Sono passati ormai 22 anni e nessuna delle due aziende esiste più; lo stesso non si può dire per il franchise di Tomb Raider, che oltre a diversi sequel videoludici, può vantare anche film e diverse collane a fumetti.
Nel 2003 Tomb Raider: The Angel of Darkness si rivela un flop e addirittura un danno all’immagine del titolo, e come risultato la Eidos Interactive decide di non collaborare più sul progetto con la Core Design e affida alla Crystal Dynamics, azienda californiana, lo sviluppo di una seconda serie di videogiochi ispirati alle avventure della razziatrice di tombe. Sebbene tale serie si sia chiusa nel 2008 con Tomb Raider: Underworld, questo passaggio di consegne dura ancora oggi.

Lara nei primi titoli - Lara è figlia di Lord Richard Croft, conte della fittizia Abbingdon e della contessa Amelia De Morney. Nasce il 14 febbraio 1968, riceve un’educazione nobiliare e fin da bambina si mostra interessata all’archeologia e ai manufatti antichi. Resta coinvolta in un incidente aereo sull’Himalaya, in cui la madre scompare, e si ritrova costretta a sopravvivere a condizioni estreme, che la forgiano nella fredda e sarcastica avventuriera protagonista dei primi giochi. Durante una spedizione in Thailandia, anche il padre scompare e Lara eredita la fortuna dei Croft dopo una battaglia legale con i familiari; quindi usa tale ingente fortuna per finanziare, da lì in poi, le spedizioni archeologiche su cui si basano la prima e la seconda serie di videogiochi. Dalla Lara Croft di queste serie sono stati tratti due film: Lara Croft: Tomb Raider (2001) e il sequel Tomb Raider: La culla della vita, entrambi con Angelina Jolie a interpretare la protagonista, entrambi deludenti al box office, ma di cui tutti abbiamo più o meno memoria.

Riavvolgendo il nastro - Nel frattempo, nel 2006, la Eidos Interactive viene acquisita dalla Square Enix. Nel 2013 è uscito un nuovo titolo videoludico, un vero e proprio reboot della saga che riparte dalle origini del personaggio; a questo è seguito, nel 2015, il titolo Rise of the Tomb Raider e a breve uscirà anche il terzo capitolo intitolato Shadow of the Tomb Raider. In questo riavvio Lara Croft (scritta da Rhianna Pratchett), è dipinta come una ragazza molto più giovane, ingenua e umana, con un aspetto e una personalità molto più realistici. In questa continuity nasce sempre in Inghilterra, ma il 14 febbraio 1992, il che la rende poco più che ventunenne all’inizio della narrazione. Appena laureata in archeologia, Lara è impelagata nella sua prima spedizione a bordo della nave Endurance allo scopo di svelare i misteri della regina Himiko, antica regnante del regno di Yamatai. Durante una tempesta, naufraga insieme all’equipaggio sull’isola stessa, colma di insidie e di altri naufraghi che, avendo fallito ogni tentativo di lasciare quella terra, si alleano con il malvagio Mathias nella venerazione del culto della regina. Di fatto, ciò che si gioca è la nascita di una sopravvissuta.

Tomb Raider (2018) - Da questa seconda continuity, il 15 marzo 2018 è stato tratto un film con la regia di Roar Uthaug e con l’interpretazione di Alicia Vikander, Daniel Wu, Walton Goggins e Dominic West; film che, naturalmente, sono subito andato a vedere.
Per chi ha giocato gli ultimi due videogiochi (quelli su cui dovrebbe essere basato), la somiglianza con questi è pressoché inesistente: gli unici elementi davvero in comune sono la personalità di Lara e l’ambientazione, il resto è stato abbastanza rimaneggiato. D’altronde è giusto che sia così: non si può pretendere che una decina di ore di videogioco siano sintetizzate al meglio in due ore di film. La gente che condanna i film basati su un videogioco, spesso dimentica quanto una trasposizione dello stesso sia difficile: il film ha bisogno di una trama che abbia un punto di inizio chiaro, mentre il gioco può sacrificare questo aspetto, poiché è molto più importante l’esperienza di gameplay. Come risultato, il film in questione suscita reazioni miste: c’è chi lo ha gradito e chi lo ha trovato noioso.
A me è davvero piaciuto: finalmente ho visto una Lara con una dimensione più umana e meno virtuale. In generale, questo film è trattato come un racconto di formazione: Lara è una ragazza normale, un’orfana che non ha mai dimenticato il padre e che sente nel cuore che lui non è morto, perciò è determinata a far luce sulla sua scomparsa. Un po’ clichè? Forse, ma non si può certo dire che non manchino i colpi di scena, a differenza di recensioni che ho letto spesso negli ultimi giorni.
Ovvio che qualche difetto lo ha: non viene dato molto risalto alla crescita di Lara, un po’ troppo rapida per essere del tutto convincente, e il come lei arrivi a fare le cose che fa; inoltre, in più di un’occasione, avrebbe potuto affrontare le situazioni e gli enigmi (che va detto, per essere un film basato su una delle archeologhe più iconiche di sempre, scarseggiano) in maniera molto più brillante per una persona con il suo quoziente intellettivo. Certo, in questo caso c’è da tenere conto che, proprio perché non si tratta di un videogame, in situazioni di sopravvivenza la lucidità può venire meno.

Alicia nel Cast delle Meraviglie - Il vero pregio di questo film è Alicia Vikander. Non ci si aspettava che l’attrice svedese, nonostante sia riconosciuta a livello mondiale come…be’, bravina, ecco (ha solo vinto un Oscar per la sua interpretazione in The Danish Girl), potesse soddisfare le aspettative per un personaggio così. Invece si è dimostrata perfetta per il ruolo, non solo fisicamente, ma anche a livello di carisma: l’attrice scandinava è stata in grado di esaltare le caratteristiche di Lara sia da ragazza come tante, che lavora per mantenersi, sia quando si riscopre come l’archeologa avventuriera che tutti conosciamo e amiamo. Mai un’espressione facciale non in linea con ciò che sta succedendo, mai dei movimenti poco convincenti, ed essa stessa si è fatta carico di girare gli stunt, senza ricorrere a controfigure. Si può dibattere se questa Lara Croft sia più accattivante o meno della precedente, come personaggio, ma è indiscusso che Alicia Vikander abbia ritratto al meglio la nuova Lara Croft.

Non si può certo definire questo Tomb Raider un capolavoro del cinema, ma rispetto ai precedenti lavori del grande schermo, ispirati a Lara Croft, è decisamente un ottimo passo in avanti. Per chi sente come sua la frase: “Non crescete le vostre figlie perché siano perfette, ma perché siano coraggiose” è un vero fiore all’occhiello.
E poi, è sempre bello vedere una donna d’azione prendere a calci i cattivoni!
Voto personale: 8/10.

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