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La Gazza e la riconquista del palcoscenico

È stato emozionante poter ascoltare note che non venivano eseguite, al Teatro alla Scala, dal 1841. A due secoli dalla prima, il capolavoro di Gioachino Rossini La gazza ladra viene ora riproposto in versione integrale dal direttore Riccardo Chailly – la regia è stata invece affidata al premio Oscar Gabriele Salvatores. Anche chi, come me, non ha un’approfondita conoscenza della lirica (le opportunità offerte dalla Scala ai giovani sono però diverse e convenienti), non può non riconoscere l’overture di questa celebre opera, designata come colonna sonora di svariati spot pubblicitari e film d’animazione. 

La musica di Rossini è magniloquente e visiva, quasi “onomatopeica”, come la definisce Chailly nell’intervista che ha rilasciato a Franco Pulcini (e che si può trovare in versione integrale sul programma di sala dell’opera). La meraviglia accompagna lo spettacolo fin dal primo momento: le pesanti tende di velluto rosso si scostano e rivelano allo spettatore una sceneggiatura moderna ma fiabesca, ingranaggi e funi tra foglie e richiami bucolici. Salvatores, intervistato da Mattia Palma, spiega che egli non ama “l’attualizzazione forzata”, motivo per cui ha voluto dare rilevanza alla modernità dell’opera di Rossini senza stravolgere i preziosismi del periodo in cui è stata scritta. Il personaggio della gazza lascia a bocca aperta: il regista ha infatti chiamato un’acrobata del Cirque du Soleil ad interpretarla, di modo che il volatile potesse letteralmente librarsi al di sopra degli altri protagonisti dell’opera. La rilevanza data a questo personaggio (che peraltro non canta, ma in alcuni casi parla) risiede nel suo significato nascosto: essa è caso, irrazionalità, fortuna; mostra come il fato possa giocare con i progetti degli uomini e interpreta così il pensiero del compositore, che “in fondo considerava gli esseri umani come marionette su un palcoscenico”.

Salvatores ha voluto rievocare quel carattere popolare che, nelle opere di Sette e Ottocento, va a moltiplicare gli effetti speciali, proprio perché il fine del teatro diventa quello di divertire il pubblico, sempre nel senso più alto del termine; egli racconta anche come si siano influenzati in maniera osmotica il suo ruolo di regista d’opera e cinematografico: ha applicato, infatti, le stesse tecniche utilizzate per far volare gli attori nel film Il ragazzo invisibile 2.

La sorpresa lascia però immediatamente spazio anche al dramma insito nella vicenda. Trovo sia significativo citare il titolo originario dell’opera, Avviso ai giudici: Rossini viene “scoperto” nel suo impegno politico e sociale, in un’opera inserita dai critici nel genere “semiserio”, ma che venne etichettata dall’autore come “melodramma”. Del resto, come non poteva suscitare sdegno quell’avvenimento storico di primo Ottocento che vide la condanna a morte di una cameriera in seguito a un furto domestico di nessuna rilevanza? La critica sociale, a cui l’opera dà voce, fu senza dubbio tra i fattori che ne assicurarono il successo in quella Milano, centro dell’illuminismo italiano ed educata dal pensiero di Cesare Beccaria, che sosteneva l’abolizione della pena di morte.

Opera divertente, drammatica, ma rischiarata da un fortunato lieto fine, La gazza ladra sarà in scena fino ai primi di maggio; meraviglia e acrobazie s’impossessano del palco della Scala e danno vita a uno spettacolo emozionante, tra il fiabesco e il tragico, dove ogni nota scandisce un’azione e il colpo di scena è dietro l’angolo.