each

Cinque cose che ho imparato viaggiando da sola

Il primo gesto di coraggio che si compie prima di un viaggio è prenotare il volo. Nel momento in cui si autorizza la transizione bancaria si è certi che non si può tornare indietro. O meglio, si tornerà indietro cambiati.

Oltre a panorami da pelle d’oca, sentimenti di gioia e rendez-vous memorabili, il viaggio in solitaria è una sfida dura, si viene messi a confronto se stessi, screditando tutto ciò in cui si è sempre creduto, con la realtà, con le proprie paure e con gli imprevisti. Tuttavia, forse, è proprio questo il fine del partire da soli, senza programmi e senza troppe aspettative: non si vuole tornare come la stessa persona che è partita.

IMPARARE A STARE DA SOLI - Essere da soli non è sinonimo di sentirsi soli. Essere in grado di stare con se stessi, capirsi e accettarsi per come si è prima di relazionarsi agli altri, conoscere i propri limiti e paure, credere nelle proprie potenzialità e rapportarsi a difficoltà impreviste senza entrare nel panico, non è per nulla semplice. Per la prima vota si viene messi a nudo del proprio essere e ci si conosce realmente: nessuna distrazione, telefono o influenza di altre personalità che corrompano la nostra. Noi stessi a confronto con il nostro vero essere. L’unica via per imparare a stare bene da soli è quella di sapersi accettare.

ESSERE INDIPENDENTI - Cosa non così scontata: ne derivano grandi rischi e pesanti responsabilità. L’essere indipendenti comprende in primo luogo che la causa e l’effetto delle proprie azioni è data solamente da se stessi: buttarsi nelle situazioni con coraggio e accettare le cattive scelte con leggerezza, senza colpevolizzarsi troppo; non fare affidamento su nessuno e avere più fiducia nelle proprie supposizioni, sensazioni e scelte, e nonostante ciò, comunque, sopravvivere ad ogni difficoltà. La realtà che ho compreso è che si è molto di più di quello che ci accade.

AMPLIARE LA PERCEZIONE CHE SI HA DI SE STESSI - Stando a contatto per breve tempo con persone di diverse culture, l’impatto di questi sulla propria esistenza è amplificato: si tende a vivere più intensamente questi brevi momenti, ci si relaziona in maniera più onesta e sincera, aprendosi più di quanto non lo si faccia in altre occasioni e le differenze culturali vengono sentite in modo meno marcato in quanto si è in territorio neutro. Tramite il confronto si modifica la percezione che si ha di se stessi, del proprio vissuto, della propria cultura e si prende più consapevolezza delle proprie qualità: l’accettazione di come si è.

PRENDERE CONSAPEVOLEZZA CHE LA PAURA È SOLO UN LIMITE CHE CI SI PONE - Più delle volte non si vive un’emozione, un’avventura o un sentimento per paura di rimanere delusi o di fallire, precludendosi così momenti e avventure irripetibili. È sempre meglio pentirsi di aver fatto qualcosa, che non rimpiangere di non averla fatta e i viaggi servono anche a questo: liberarsi dalla maschera della quotidianità per lanciarsi in occasioni irripetibili. Le sfide sono opportunità di crescita e solo le difficoltà mostrano chi siamo realmente: scoprire se stessi affrontando paure e fobie, lasciandosi andare.

REALIZZARE CHE IL MONDO È, IN MAGGIOR PARTE, BUONO - Per quanto mamma e papà abbiano sempre  insegnato a non fidarsi di nessuno e di quanto le persone siano malintenzionate, realizzare che, in realtà, per la maggior parte dei casi non è così, è sconvolgente. I Media e le informazioni che giungono all’orecchio rendono noti solo avvenimenti spiacevoli, dimenticandosi di sensibilizzare alla bontà che c’è nel mondo, che esiste e che è ben radicata nelle persone. L’umanità, la bontà disinteressata e la gentilezza d’animo esistono e le si troveranno viaggiando, tra i gesti della quotidianità, proprio nel momento del bisogno.


Photo Copyright © 2017 Ludovica Scaranello